Recensione
Scritto nel 1942 ma pubblicato solo nel '45, La finestra dei Rouet è la linea immaginaria che congiunge La finestra sul cortile di Alfred Hitchcock con La vita istruzioni per l'uso, il grandioso romanzo di Georges Perec. A dire il vero il libro di Simenon li precede entrambi. Inoltre, è universalmente noto che Hitchcock ha tratto il suo film (uscito nel 1954) da un racconto di Cornell Woolrich. Fine delle parentele, allora, si potrebbe dire. Prima ancora di cominciare.
Eppure il romanzo di Simenon, appena riedito da Adelphi nella collana 'Biblioteca', pur senza vantare alcun diritto di progenitura, è stato scritto negli stessi anni del racconto di Woolrich e, per quelle vicende un po' misteriose e piene di coincidenze di cui la storia della letteratura è stracolma, mette in moto la fantasia e il gusto della congettura a proposito di questa strana casualità.
Ad amalgamare quelli che potrebbero sembrare ingredienti incompatibili giunge anche la struttura del romanzo di Simenon, annunciata immediatamente già dal capitolo 1 che starebbe bene in un manuale sulla scrittura romanzesca ma anche, allo stesso modo, in un manuale di sceneggiatura cinematografica. Non per nulla, tutte le finestre (sia quella di Hitchcock che quelle, una dirimpetto alle altre, di Simenon) sono metafore e specchio dello schermo cinematografico.
In una torrida Parigi di piena estate, la sarta Dominique, "prigioniera" del suo piccolo appartamento, passa le sue giornate tra i rammendi e la morbosa curiosità per le finestre di fronte: da dietro le persiane accostate per difendersi dalla soffocante calura, la donna spia i suoi dirimpettai ma è ossessionata anche dai gemiti dei suoi pensionanti, una giovane focosa coppia di sposi. Da questo primo capitolo, che è davvero un gioiello di perfezione formale nell'introdurre la storia con tutti i suoi elementi e risvolti e sviluppi possibili, prenderà il via un crescendo incredibile di tensione emotiva che non si scioglierà mai e che porta il lettore a perdifiato verso le pagine successive. Alla ricerca del minuscolo particolare che risolva il mistero. Perché in realtà Dominique non sa (da quella distanza lei non riesce ad ascoltare le conversazioni che avvengono negli appartamenti dirimpetto al suo) ma immagina, interpreta, approssima fidandosi solo del suo sguardo e dei movimenti muti. Perché in realtà l'atmosfera non è torrida solo per il clima estivo ma anche per la temperatura dell'ossessione di Dominique, quarantenne ormai destinata alla solitudine ma ancora piacente e, come si definisce lei stessa in un impeto di autovoluttà, "giovane e intatta dalla testa ai piedi e fino in fondo al cuore".
Tra i Rouet del titolo, il centro focale della sarta è l'altrettanto irrequieta (ma liberata in questo suo scalpitare dalla repentina morte del marito malato) Antoinette che funge da catalizzatore e da specchio totalizzante: ben presto, cioè, Dominique finirà per riversare sulla dirimpettaia tutte le sue attenzioni, tutto il peso della sua ossessione. Il filo rosso di una perversione sottilissima ma estrema. Perché la sarta si convince che l'incertezza di Antoinette nel soccorrere il marito la sera in cui egli muore (la donna non interviene col farmaco "salvavita") sia volontaria e pensa di utilizzare il suo silenzio come arma di un morboso ricatto. Non è certo facile scandagliare in lungo e in largo la sterminata produzione di Simenon ma senza dubbio questo La finestra dei Rouet si presenta come uno dei suoi titoli eccellenti.
Una finezza psicologica, una trama che avanza cristallina nel suo mistero (davvero ci si chiede di continuo dove finiremo leggendo), la perfezione nella scelta e nell'accostamento delle parole a creare una tensione talmente impalpabile da risultare insopportabile. La protagonista assoluta Dominique risalta in tutta la sua fisicità, col sudore del corpo e con quello dell'anima, tratteggiando un personaggio di prim'ordine e davvero indimenticabile. Sembra di sentirla ansimare dietro le sue persiane.
Infine Perec. Il contatto che Simenon stabilisce, senza saperlo, con La vita istruzioni per l'uso è molto particolare. Non c'è naturalmente quella ridondanza, quella vera e propria 'vertigine dell'eccetera' che è la cifra stilistica del grande Perec ma La finestra dei Rouet anticipa alla perfezione, ed ecco che probabilmente la ispira, una sorta di trasparenza dei muri, la capacità di raccontare l'eccezionale dietro i mattoni della normalità.
Perec aveva immaginato per il suo libro un condominio cui fosse stata tolta la facciata con lui a far da cicerone nella visita. Simenon ribalta proprio quella trasparenza, la rende pudica: aggiunge le necessarie quinte e un effetto di velatura ad una morbosità che sembra trasudare ovunque nel caldo dell'estate parigina, torrida e nuda. Difficile immaginarla meglio di così.
Dettagli del libro
- Titolo: La finestra dei Rouet
- Titolo originale: La fenêtre des Rouet
- Autore: Georges Simenon
- Traduttore: Federica Di Lella, Maria Laura Vanorio
- Editore: Adelphi
- Data di Pubblicazione: 2009
- Collana: Biblioteca Adelphi
- ISBN-13: 9788845923975
- Pagine: 177
- Formato - Prezzo: Brossura - 18,00 Euro
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