Recensione
Questo libro generava in me una certa aspettativa, un po' perché il blog letterario dell'autore è molto noto e seguito in rete, un po' perché le poche anticipazioni che ne avevano preceduta l'uscita erano lusinghiere e intriganti. A cominciare, se posso dirlo, da una copertina dove freddezza ed eleganza si uniscono in perfetta misura. Quella sì, una delle più belle degli ultimi anni.
Eppure l'approccio non è stato dei più facili: come capita spesso, le grandi aspettative generano anche grandi corpo-a-corpo, fatiche, lotta. Già alle prime pagine mi è tornata in mente una definizione che qualche anno fa andava per la maggiore in Francia: parlo di 'nombrillisme', quella particolare etichetta che era stata coniata per il cinema, in particolar modo per certi film d'autore, un po' pretenziosi, che invece di raccontare il mondo sembravano ripiegarsi su se stessi, sulla fama e a volte sulle ossessioni dei rispettivi registi, come se stessero rimirandosi, appunto, l'ombelico.
Ecco, Harry, rivisto mi ha fatto proprio quell'effetto: grande scrittura, circostanziata e ricercatissima, buono da subito il personaggio ma, così mi pareva, troppo mestiere postmoderno. In una parola: abuso di scrittura creativa. Mi sembrava tutto troppo ben costruito, artificioso e insignificante. A chi potevano interessare peripezie minimaliste tanto artificiosamente congegnate?!
Ho provato a lottare contro l'irritazione aggrappandomi all'eleganza della scrittura e, devo confessare, l'ha avuta vinta il libro.
La vicenda inizia, propriamente, in medias res: nelle prime pagine troviamo Harry Rent che tenta di sedurre, maldestramente, la cameriera di un caffè per poi trovarsi involontario testimone del litigio dei suoi vicini di tavolo, litigio che si svolge attorno ad un'urna cineraria che i due hanno lì con loro, sul tavolo stesso. Se non fosse sufficiente "questo" stravagante colpo di scena, il secondo capitolo si apre con lo stesso Harry che corre trafelato ad un funerale, quello di sua moglie. Appena morta sotto i ferri del chirurgo plastico.
Si entra nel tema, quello del dolore che non arriva. Curiosamente lo stesso tema del romanzo-Strega di qualche anno fa, Caos calmo di Sandro Veronesi, onestamente l'esito è differente. Migliore o peggiore non saprei, certo differente.
Tornando alla trama, la vena di ironia surreal-cinica prosegue poi con l'esilarante resoconto del rapporto tra il protagonista e il titolare dell'impresa di pompe funebri: autentico pezzo unico che non racconto qui per non sminuirne l'impatto comico in chi vorrà leggerlo direttamente. Da queste premesse, ho già detto, si poteva anche venir fuorviati: ad un certo punto ci si domanda che razza di storia avremo davanti e perché tanto sfoggio di talento nella scrittura per una vicenda apparentemente piuttosto banale, un po' da commediaccia slabbrata.
L'autentica, grande sorpresa arriva dopo un centinaio di pagine quando ci si rende conto che appunto, pagina dopo pagina, il tono sta mutando e pian piano svela l'autentico scopo del libro: tratteggiare la trasformazione e la crescita umana del protagonista. Passiamo così da un mediocre inetto bugiardo che, per di più, usa trastullarsi regolarmente con ragazze squillo ad un uomo che finalmente troverà se stesso dopo essere riuscito ad abbandonarsi ad un autentico dolore per la perdita improvvisa della sua peraltro "adorata" moglie.
Dopo aver causato, in totale buona fede, una serie non banale di danni e inconvenienti alle persone che si trova ad incontrare sul suo cammino, Harry si rende conto che l'unica cosa in grado di placarlo sarà ricercare e perseguire la verità, per quanto dolorosa possa essere. Per sé e per gli altri, per il presente come per il passato. Questo percorso viene magistralmente seguito dall'autore in un placido crescendo della storia.
In definitiva, la grande classe del libro non si ferma ad una scrittura davvero fenomenale, sia nello stile che nella costruzione (si va avanti e indietro in maniera assolutamente fluida tra flashback e tempo presente tanto che tutti i personaggi, anche quelli che non ci sono più o che non entrano in contatto direttamente, interagiscono in una coralità perfettamente riuscita e plausibilissima) ma si riverbera nella capacità di Sarvas di accompagnarci per mano, senza darlo a vedere, in un territorio di sentimenti umani cesellati con precisione, di un'ironia e di una leggerezza che lungi dallo scomparire sono in seguito molto più sfaccettate e "problematiche", di personaggi tridimensionali, insomma di una vera storia, di quelle che ci divertono, ci appassionano e ci lasciano qualcosa dentro. Una sottile scia che non è facile definire tanto è segreta nelle emozioni evocate e spumeggiante nell'incedere. Malinconica ma reale, tangibile.
Harry alla fine avrà ciò che "merita": nulla accade senza conseguenze, ogni gesto (per lui che ama intervenire a dirigere la vita delle persone che gli stanno accanto; cosa che non gli era mai riuscita con sua moglie) ha il suo effetto di ritorno e la verità è l'unico elemento che può mettere tutto sotto la luce giusta. La verità è l'unica medicina.
Alla fine Harry recupera anche la verità più importante, quella che illumina proprio la parte oscura di sé e la rende finalmente accettabile: le ultimissime pagine sciolgono il "mistero" e il groppo in gola. Chissà chi è stato il vero colpevole...
Chapeau.
Dettagli del libro
- Titolo: Harry, rivisto
- Titolo originale: Harry, Revised
- Autore: Mark Sarvas
- Traduttore: Franco Salvatorelli
- Editore: Adelphi
- Data di Pubblicazione: 2009
- Collana: Fabula
- ISBN-13: 9788845923920
- Pagine: 310
- Formato - Prezzo: Brossura - 19,00 Euro
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