La storia del topo Firmino che si ciba di libri per non morire di fame ha incantato i lettori di tutto il mondo, che lo hanno eletto a simbolo di questa figura emarginata, ma ostinata, che è il lettore di romanzi nella nostra società.
Recensione di Valetta
Simpatico, malinconico e un po' amaro. Un libro scritto per divoratori di libri, per tutti coloro che pensano che Dubliners abbia un "gusto" diverso da Jane Eyre, per quelli che trovano la venerazione di Firmino per la carta stampata perfettamente comprensibile e, anzi, ci si identificano un po'.
Un ratto mangiatore di libri (in tutti i sensi!), un essere unico che vive questa unicità dapprima come vanto e con un po' di spocchia quasi comica, per poi farsi prendere dalla malinconia e ,a tratti, dalla disperazione per la sua condizione di paria, sia fra i ratti che fra gli uomini. Ma Firmino, come molti lettori, è un sognatore, si rifugia nella sua fantasia immaginando cosa succederebbe se il suo corpo fosse "all'altezza" della sua grande intelligenza. Ed eccolo, novello Fred Astaire, elegante, aggraziato e adorato dalle donne, fare sfoggio della sua grande cultura in dotte e brillanti conversazioni coi suoi pari. Si può ridere di tanta ingenuità e presunzione ma alla fin fine non si può non provare tenerezza e un po' di compassione per questo inguaribile sognatore che non può evitare di fare i conti con la realtà.
Un bel racconto, non un capolavoro ne una lezione di vita, piuttosto una piccola storia in cui a volte è possibile rispecchiarsi. Andrò a leggermi La bibliotecaria per scoprire se questa storia del plagio è vera oppure no!
Recensione di Polyfilo
Il tutto sommato breve - si tratta di poco meno di 200 pagine - racconto della vita di un ratto bibliofilo di nome Firmino è senza dubbio ben scritto: scorrevole, fluido, equilibrato nel rapporto tra voli pindarici della fantasia e scontro con lo squallore della concretezza quotidiana, coerente, vivido nelle descrizioni.
Tenuto conto che il nocciolo della narrazione si basa sul luogo comune del lettore vorace come topo da biblioteca, non mi pare un risultato disprezzabile. Se lo pseudo-Tommaso da Kempis avesse modo di leggere il libro di Savage non disdegnerebbe di apporvi come sigillo il suo motto in omnibus requiem quaesivi, nusquam inveni nisi in angulo cum libro ("sempre ho cercato la pace, non l'ho mai trovata se non in un angoletto con un libro").
Condannato da una madre matrigna (che potrebbe essere benissimo la Natura) a vivere una vita né da ratto né da essere umano, a disagio con i suoi simili di razza e respinto anche, com'è ovvio, dagli uomini, per i quali pure sente delle affinità elettive, Firmino, fragile timido e pauroso, non può che rifugiarsi tra i libri e le vie di fuga che gli aprono varchi verso universi immaginari di provata funzionalità: in fin dei conti uno che per culla aveva avuto Finnegan's wake non poteva sviluppare un gusto letterario men che raffinato!
Da strano scherzo della natura qual è, riesce ad accompagnarsi solo a suoi pari: deluso dal carattere ipocrita e subdolo del libraio di Pembroke Books, Firmino, consapevole di sé, dei suoi limiti e dei limiti delle possibilità di essere accettato, trova un compagno di strada in uno scrittore che oggi definiremmo forse underground, e che per certi aspetti pare modellato sui cliché della beat generation. In sostanza: uno sfigato come lui. Che però lo accetta come compagno d'avventure in un quartiere di Boston destinato a morire a breve.
La nostalgia per un futuro che non ci sarà unita a quella per un passato non generoso trova conforto solo nel rifugio della carta stampata e dei suoi mondi paralleli. Cibandosi di alta letteratura e di manualistica di bricolage - perché i ratti si sanno accontentare, sono pur sempre onnivori - Firmino stupisce (forse anche se stesso) con l'acume di alcune considerazioni sulla vita umana. Il suo punto di vista di escluso gli permette di vedere come molti personaggi si arrabattino nell'infelicità pur di sfuggire alla noia esistenziale. Un punto di vista scomodo ma ben sfruttato.
E se il suo destino, suo e del suo mondo, il quartiere di Scollay Square, del cinema Rialto e delle sue bellezze a due dimensioni, del libraio di serie B e dello scrittore incompreso, sembra segnato e ineluttabile, in realtà si consegna a una dimensione temporale vicina all'eternità, attraverso i suoi ricordi e le sue memorie: diventando tomba dei libri che divora (mangiandoli e leggendoli) Firmino non finisce forse per partecipare della loro vita?
Dettagli del libro
- Titolo: Firmino
- Titolo originale: Firmino. Adventures of a Metropolitan Lowlife
- Autore: Sam Savage
- Traduttore: Evelina Santangelo
- Editore: Einaudi
- Data di Pubblicazione: 2006
- Collana: Stile Libero Big
- ISBN-13: 978806192587
- Pagine: 179
- Formato - Prezzo: Brossura - 14,00 Euro
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