Recensione
E' davvero significativo che debba essere stato uno come Bianciardi, venuto dalla povertà dell'Amiata, da un disastro minerario in cui l'incuria del padrone aveva "lasciato" morire 43 suoi "amici" (vite buttate via in cambio dell'aumento dei profitti), dalla provincia grosseto-maremmana, a fare la più lucida ed incisiva critica dell'inciviltà della civiltà italica.
A ridere del miracolo italiano (da non mescolarsi, secondo lui, con gli unici miracoli veri, tipo la moltiplicazione di pani pesci e vino per dare da mangiare al popolo tutto, riunito dalla fame) che si veniva compiendo in quegli anni, a scapito della civiltà, quella sì civile, preesistente ossia la civiltà contadina spazzata via dall'inurbazione selvaggia coatta.
Così come Pasolini, così come molto cinema neorealista (personalmente voglio ricordare Peppe De Santis e Vittorio De Seta), Bianciardi denuncia descrivendo: la città grigia longobarda, quella cappa mefitica di fumi e flatulenze che, se qualche vento dovesse portar via, subito i cittadini si "industriano" a ricreare. E non importa che sia Milano, potrebbe far da specchio ad una qualunque altra città industriale d'occidente.
Persino il vecchio sogno di far saltare il torracchione di vetro e alluminio annega nella fretta della produttività: nessuno ha tempo di prenderlo sul serio, nessuno avrebbe tempo infine nemmeno di denunciarlo.
E di tanta inciviltà, fa resoconto il fatto che "intanto sono arrivati gli operai coi picconi e scavano (...) eppure scavano, e la gente non protesta per l'incomodo, né per il fragore dei martelli vibratili. La gente protesta semmai se nella casa di fronte tengono il grammofono troppo alto e arrivano a cascata le note di Vivaldi". Insomma, il trionfo delle "finestre altrui serrate".
Dettagli del libro
- Titolo: La vita agra
- Autore: Luciano Bianciardi
- Editore: Bompiani
- Data di Pubblicazione: 2001
- Collana: Tascabili Narrativa
- ISBN-13: 9788845249112
- Pagine: 220
- Formato - Prezzo: Brossura - 9,00 Euro
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