Autore del romanzo “In terra consacrata”, tra i dodici candidati alla cinquina dello Strega, che sara’ votata domani sera.
Ugo Barbàra, 39 anni, vive a Roma, dove lavora alla redazione esteri dell’Agenzia Giornalistica Italia. Ha pubblicato con la casa editrice Piemme i romanzi Desidero informarla che le abbiamo trovato un cuore (1999), La notte dei sospetti (2001) e Il Corruttore (2008), finalista al premio Scerbanenco. In aprile è uscito, sempre con Piemme, In terra consacrata, ispirato alla scomparsa di Emanuela Orlandi e candidato al Premio Strega. Ha scritto il racconto Il nemico contenuto nella raccolta ‘Duri a morire’ (2003) di Dario Flaccovio Editore.
Scrive progetti e sceneggiature per il cinema ed è autore del film sulla strage di via D’Amelio Gli angeli di Borsellino. Ha una cattedra di scrittura creativa all’Università La Sapienza di Roma.
Scrive progetti e sceneggiature per il cinema ed è autore del film sulla strage di via D’Amelio Gli angeli di Borsellino. Ha una cattedra di scrittura creativa all’Università La Sapienza di Roma.
Il suo sito è www.ugobarbara.it
- E’ la prima volta che un thriller viene candidato allo Strega.
E’ vero: non credo siano molti i romanzi così densi di colpi di scena chiamati a concorrere a un Premio che tradizionalmente privilegia le storie intimiste. Forse è il segno che qualcosa e’ cambiato anche nel gusto delle giurie… Devo ammettere di non avere molta dimestichezza con le etichette: forse però quella che si attaglia meglio al libro è new italian epic. Io credo che gli scrittori siano i sensori della società. Riescono a percepire in anticipo quello di cui la comunità comincia a manifestare il bisogno, e se c’è un fiorire di romanzi ispirati alle vicende irrisolte del recente passato del nostro Paese significa che forse è venuto il momento di fare i conti con quelle vicende.
- Ma la scomparsa di Emanuela Orlandi non è solo un fatto di cronaca.
Se la si tratta come la scomparsa di una ragazzina, allora può essere liquidata con un servizio a Chi l’ha visto. Ma ogni anno scompaiono in Italia centinaia di minori e il 1983 non fece eccezione. Perché dopo 26 anni si parla ancora tanto di quella vicenda? Perché per rivendicare quel sequestro si fecero avanti gruppi terroristici e si tentarono depistaggi di ogni tipo? Perché è’ una vicenda esemplare di quello che accadeva in Italia in quegli anni. Sulla falsariga della strage di Ustica, di quella di Bologna e di piazza Fontana.
- Ipotesi di complotto?
Oltre questo non posso andare. Non essendo una vicenda chiusa non è possibile affrontala come un saggio. Ho deciso di farlo attraverso un romanzo per prendermi quello spazio che il saggio non mi avrebbe concesso. Per questo i personaggi non compaiono mai con il loro vero nome. Era d’obbligo rispettare quel patto di ‘sospensione della realtà’ che si stabilisce con il lettore. Se pretendo di ipotizzare una soluzione alla vicenda non posso farlo usando i nomi reali, perché ingannerei il lettore spingendolo a credere che atti giudiziari e indagini abbiano davvero portato a una soluzione. Mentre dal punto di vista giudiziario la scomparsa di Emanuela Orlandi è una vicenda apertissima. Non c’è stata una sola sentenza di condanna.
- E dal punto di vista letterario?
E’ una storia che offre all’autore una miriade di suggestioni che hanno tra di loro legami impossibili da ignorare. E’ come cercare di fare non la quadratura del cerchio, ma il suo contrario: smussare tutti gli angoli della struttura che lega le tante vicende dell’Italia di quegli anni e farne una linea continua a armonica come quella di un cerchio.
- Quali vicende?
Lo scandalo dello Ior, l’Istituito per le opere religiose che ha usato i soldi della mafia e della mala romana per finanziare Solidarnosc in Polonia e i regimi anticomunisti in America Latina. O quello del Banco Ambrosiano con la morte di Roberto Calvi.
- Tutte legate alla scomparsa di Emanuela Orlandi?
Se si leggono le carte di quelle inchieste si scopre che vi compaiono sempre gli stessi nomi. I nomi che Sabrina Minardi ha fatto ai magistrati quando ha deciso di parlare del ruolo della Banda della Magliana nel sequestro.
- Ma c’è in questo romanzo la tentazione di dare una soluzione alla vicenda?
Certo, ma è una soluzione romanzesca. Verosimile, fondata su migliaia di pagine di atti giudiziari. Ma pur sempre romanzesca. C’e’ nel libro una sequenza di colpi di scena che ricorda molto scuola statunitense. E la figura di Emanuela Orlandi in realtà resta marginale: a dominare la scena sono i due protagonisti – il giovane avvocato Fabrizio e Valeria, la figlia della donna del boss le cui rivelazioni danno il via alla storia – e i personaggi che si muovo intorno a loro. Fabrizio e Valeria sono travolti da un destino più grande di loro. Non è un destino a loro estraneo, ma che rischia di stritolarli. Lo sforzo di prenderne il controllo deriva non solo dalla necessità di salvarsi la vita, ma da quella di comprendere chi sono in realtà.
Ringraziamo l'autore per la gentile concessione.
0 Commenti a “Intervista a Ugo Barbàra - Finalista al premio Strega”
Posta un commento