23 giugno 2009

Il tulipano nero - Alexandre Dumas

Lo sfondo storico è capace di attrarre un architetto di situazioni e scenari insoliti come Dumas. L'Olanda repubblicana del secolo d'oro, il Seicento: vi si svolge la lotta tra il Gran Pensionario, il borghese de Witt e lo Statolder, l'aristocratico Guglielmo d'Orange; e s'è appena raffreddata quella che forse è stata la prima bolla speculativa del capitalismo, la cosiddetta "bolla dei tulipani", o "tulipomania". S'era alzato improvvisamente il vento speculativo sui bulbi del fiore di origine orientale, aveva sospinto capitali, fatto alzare i prezzi a cifre vertiginose, per poi cadere. Ma su questo sfondo, l'avventura ha un'azione diversa da quelle caratteristiche del padre di D'Artagnan. E' una storia d'amore e, in effetti, di spionaggio industriale. Cornelius Van Baerle, figlio di un ricco capitalista dell'Aia, non segue la carriera di famiglia. Il suo interesse è la placida mania dei tulipani, di cui scopre o inventa tipi sempre nuovi, su cui investe cifre colossali. La sua ambizione più alta è di riuscire a selezionare il re dei tulipani, l'impossibile tulipano nero. La città offre, per chi riuscirà nell'impresa, il premio di centomila fiorini: Cornelius è sul punto di arrivarci, ma un suo concorrente, il laido e invidioso Boxtel, per riuscire a impadronirsi dei bulbi sperimentali, lo accusa falsamente di complicità politica col Gran Pensionario de Witt, che è stato sconfitto nel frattempo ed è rimasto ucciso dagli orangisti. Una gara avventurosa e mortale che può leggersi, volendo, come la metafora del cattivo capitalismo che malignamente altera il mercato: i maneggi del losco speculatore ai danni dell'onesto imprenditore.

Recensione

Avete letto la quarta di copertina? Bene, dimenticate tutto. Non che non sia l'esatto riassunto del romanzo, questo non posso negarlo. Nulla da appuntare sul modo in cui è scritto, e ad ogni modo io non sono di certo in grado di giudicare ciò, quindi non faccio testo. Insomma ben scritto e molto ben dettagliato. Ma leggendo la quarta di copertina stento ancora a credere come questo racconto possa essermi piaciuto. Insomma Dumas ti coinvolge, il riassunto ben poco. Io avrei scritto semplicemente: Scritto da Dumas. Ma lasciamo perdere ciò, non devo mica recensire la quarta de Il tulipano nero?

Ho appena finito di leggere il mio quinto Dumas, ed ancora non ho capito dove sta il trucco con il quale vengo inesorabilmente ammaliato e portato ad una totale forma di abnegazione, di ilotismo puro, non appena compio il fatidico gesto di prendere in mano il Dumas di turno e leggerne la prima frase: mi ritrovo catapultato nel tempo e nello spazio, disorientato prima e incantato poi, giungendo infine alla inevitabile dipendenza dumassiana che si conclude con una lettura piacevolmente avida e con la solita ricerca storica parallela.

Quello che però penso di aver capito, ma non ne sono affatto certo, è il mix vincente, la formula magica, il famoso ingrediente segreto della coca cola che Dumas utilizza insindacabilmente in tutti i suoi libri. Ecco a voi: Prendete un protagonista principale con un orgoglio innato, una educazione esemplare, mi raccomando a questa caratteristica, deve essere il gentiluomo per eccellenza, con una totale dedizione all'amore, ma sopra ogni cosa deve possedere una visione del mondo totalmente errata ed una ingenuità che superi i confini della realtà. E' infatti per la loro ingenuità che i vari Dantes, Van Baerle, D'Artagnan, La mole e Robin Hood finiscono sempre inevitabilmente nei guai. Solo dopo che la realtà del mondo sarà piombata loro addosso, i vostri protagonisti/ingredienti principali cominceranno ad aprire gli occhi/lievitare, e allora sarà tremenda vendetta. Capisco che questo ingrediente potrebbe essere difficile da trovare, ma se lo avrete trovato sarete a malapena al punto di partenza.

Come pochi di voi grandi dumassiani/cuochi sapete questo ingrediente principale, per quanto squisito che sia, necessita di essere amalgamato con un'altra squisitezza dolce al palato ed inebriante all'olfatto: l'eroina. Capace questa di far perdere completamente la testa al protagonista principale e di fargli fare cose impensabili. Ma non una eroina qualsiasi, deve essere una eroina di prima qualità. Ma cosa avete capito? Parlo della protagonista femminile. Questa deve infatti essere molto furba, deve conoscere molto bene la vita e deve sapere come cavarsela in ogni situazione. E questo vale sia per la regina Margot, che per una frisona analfabeta. Questo ingrediente che avete appena aggiunto conosce molto bene le proprie qualità e conosce senza alcun dubbio il miglior modo per utilizzarle. Insomma cari gentiluomini ci troviamo alla mercé delle nostre care donzelle. Trovati questi due ingredienti, amalgamarli sarà un gioco da ragazzi.

Avete così ottenuto la pietanza principale, dobbiamo adesso allestire il contorno. Sapete cosa può trasformare un uomo perbene in un ladro? in un assassino? cosa può portare un uomo qualunque a compiere le cose più sgradevoli? Leggendo un qualsiasi Dumas, troverete facilmente le risposte adeguate a queste ardue domande. Ebbene, non aspetterò che voi lo leggiate, questo immenso potere lo possiedono l'invidia, la sete di potere e la brama di ricchezza, "virtù" che ne Il conte di Montecristo si scatenano contemporaneamente contro Edmond Dantes. Ne Il tulipano nero invece è solo l'invidia a trasformare un innocuo coltivatore di tulipani in un temibile nemico malvagio e subdolo.

Detto ciò non penso sia necessario illustrarvi ulteriormente come preparare un ottimo contorno, tuttavia per i più tontoloni di voi mi ci soffermerò ancora qualche minuto secondo, gli altri possono tranquillamente passare con la lettura tre righe più in basso: prendete dunque un pizzico di invidia, una goccia di sete di potere ed un zinzino di brama di ricchezza, mescolate il tutto giudiziosamente per evitare la formazione di eventuali grumi, cuocere infine tutto il composto a fuoco lento fino a consistenza desiderata, avrete ottenuto il vostro succulento contorno. Fatto? Siete ora di fronte ad una prelibatezza, ma un capolavoro lo potete ottenere solo con un ultimo tocco di gran classe, questo procedimento è però dedicato solo ai più esperti e comunque accompagnati da un supervisore. Come il formaggio con le pere, la fragola con l'aceto e tante altre raffinate opposizioni culinarie, non può mancare in un romanzo di Dumas una sana simpatia verso il buon nemico: come non avere compassione per il perseguitato sceriffo di Nottingham in Robin Hood, come non rimanere affascinati dal cardinale Richelieau ne I tre moschettieri e come non amare la perfida Caterina de' Medici ne La regina Margot?

Se siete arrivati fino a questo punto, vuol dire che siete riusciti nell'intento di cucinarvi un bel romanzo in puro stile Dumas, ma non vorrete mica rovinare il tutto servendolo in condizioni non appropriate? Perché il vero punto di forza dei libri di Dumas è il modo in cui viene servito il piatto, ovvero la Storia. Stravolta, la Storia, ma pur sempre rispettata, per dare spazio ad intrighi, complotti, storie d'amore, attraverso descrizioni minuziose e leggere, un linguaggio semplice e scorrevole e un narratore coinvolgente e distaccato. Questo è Dumas. Semplice, no?

Dettagli del libro

  • Titolo: Il Tulipano nero
  • Autore: Alexandre Dumas
  • Traduttore: Raffaele Borrelli
  • Editore: Sellerio
  • Data di Pubblicazione: 2008
  • Collana: La memoria
  • ISBN-13: 9788838922695
  • Pagine: 338
  • Formato - Prezzo: Brossura - 12,00 Euro

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