23 aprile 2009

L'uomo che cade - Don DeLillo

Keith Neudecker lavora nelle Twin Towers e sopravvive al crollo di una delle due. Si ritrova coperto di cenere, vetro e sangue, in mano stringe una valigetta non sua. Scioccato, si fa portare a casa della moglie Lianne, dalla quale si era separato da oltre un anno. Keith e Lianne cercano di riavvicinarsi, con loro c'è il figlio Justin, che passa le giornate scrutando il cielo alla ricerca di altri aerei mandati da Bill Lawton (così, con i suoi amici, Justin storpia il nome di Bin Laden). Dalla valigetta Keith risale a Florence, un'altra sopravvissuta, che inizia a frequentare all'insaputa della moglie. Una relazione, anche sessuale, retta sul trauma che li accomuna. Nella seconda parte compare Nina, la madre di Lianne. Da dopo il suicidio del marito sta con Martin, un uomo ambiguo che ha vissuto tra gli Stati Uniti e l'Europa: un miscredente, un occidentale, un bianco, ma forse anche un terrorista. Tre anni dopo, il tentativo di ricostruire la famiglia è fallito: Keith trascorre lunghi periodi in viaggio, da Parigi a Las Vegas, immerso nei tornei di poker, assorbito in una vita che lo riduce quasi una cosa; Lianne aiuta con corsi di scrittura creativa anziani affetti dall'Alzheimer e si è avvicinata alla religione cattolica. Le loro vite sono intersecate dall'uomo che cade, un performer che si lancia in caduta statica da vari punti della città, assumendo le posizioni di un uomo che si era buttato dalle Torri prima del crollo: "a testa in giù, con le braccia tese lungo i fianchi, un ginocchio sollevato".

Recensione

Io cerco sempre di essere obiettiva verso gli autori. Ma non riesco a non mettere, nei commenti come nella lettura, tutta la parte emozionale che mi distingue come lettrice. Quando amo un autore, leggerlo è come ritrovare un amico, sgranare gli occhi in attesa di quello che ha da dirmi, sorridere delle sue idee, emozionarmi per il suo uso delle parole.
Quindi: io amo DeLillo, perciò eccovi un commento obiettivo ma, per certi versi, assolutamente di parte.

Nessuno, assolutamente nessuno, sa usare il linguaggio come questo straordinario autore americano. E’ una cosa che percepisco a fondo nella mia mente, quando lo leggo. Incontrare uno scrittore che sceglie al millimetro ogni parola per trovare la perfetta assonanza, il perfetto ritmo, la perfetta costruzione, è un’esperienza bellissima.
Falling Man è un libro sull’Undici Settembre. Non mi interessa stabilire se è il più bello, o verosimile, o altro. E’ un libro bellissimo, dai punti di vista molteplici, senza colpi di scena o cose inaspettate; è un libro che gioca meravigliosamente con concetti come sospensione, frattura, distanza, equilibrio.
Keith è sopravvissuto alla torri, e da quel giorno la sua esistenza è come sospesa tra ricordo, paura, ritorno verso una moglie e un figlio da cui si era separato, movimento, lontananza, incontro con una donna nei cui occhi puoi ritrovare dinamiche che nessuno capirebbe.
Poi ci sono loro. I terroristi, le loro menti, i loro cuori, i loro giorni “prima”, le loro emozioni, rinchiuse in capitoli che credo valgano l’intero libro.

Il tempo della narrazione si sposta, non c’è un filo continuo che scorre in avanti, e i vari frammenti si compongono tra di loro pur essendo perfette fotografie a sé stanti, frammenti di un quadro molto più grande che si compone piano piano. Leggere questo libro per me è stato come cadere da un’altezza vertiginosa senza avere la minima paura, godendosi la limpida chiarezza di ogni momento, con la netta percezione di ogni singolo dettaglio. Limpidezza. Non è questione di buona letteratura, è questione di emozione.
Finestre di esistenze sulle quali ti affacci non più a lungo di qualche attimo, ma che in quell’attimo sono perfettamente chiare, e vere, e riescono a raggiungerti.
Fratture, ricongiunzioni, senso di estraneità, minuscoli frammenti che possono far collassare l’intera costruzione, lontananza, eco di vite fermate come in fotografia, come in procinto di essere nuovamente ordinariamente normali.
Scene quotidiane, scene apocalittiche, passato, presente, legami familiari, dialoghi così surreali, profondi, bellissimi. Figli, genitori, estranei, un mondo intero che si capovolge, ma come al rallentatore, dandoti il tempo di percepire a fondo ogni sequenza. Falling Man, l’Uomo che Cade.
Se il cadere è questo, se il precipitare, il brivido, l’assoluta tranquillità del cedere è questo, se è questo il ritornare, il ritrovare, se è questa la vera emozione, il vero senso del tutto, allora vorrei libri come questo per ogni giorno della mia vita.

Dettagli del libro

  • Titolo: L'uomo che cade
  • Titolo originale: Falling Man
  • Autore: Don DeLillo
  • Traduttore: Matteo Colombo
  • Editore: Einaudi
  • Data di Pubblicazione: 2008
  • Collana: Supercoralli
  • ISBN-13: 9788806188719
  • Pagine: 257
  • Prezzo: 17,50 Euro

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