Recensione
Sicuramente una delle mie opere preferite: un libro devastante, un’epopea lunghissima e apocalittica, e, soprattutto, spaventosamente reale.
Sono molti i libri, e soprattutto i film, che dipingono l’apocalisse nelle forme di un virus mortale, ma, sul serio, nessun'altra trasposizione rende meglio de L’ombra dello scorpione; la distruzione del 99.4% della popolazione significa, infatti, la regressione totale dell’umanità, e King ne approfitta per indagare a fondo, spesso e volentieri con la voce del sociologo Glen (uno dei sopravvissuti), la natura umana: laddove infatti i B-movies a tema si fermavano alla spettacolarizzazione della tragedia, e al tentativo di ricostruzione del ricostruibile da parte dei sopravvissuti, King, oltre a indugiare (com’era ovvio) sugli aspetti più truculenti dello svolgimento dell’epidemia –devastanti, a mio parere, i capitoli che con spietata lucidità seguono lentamente il graduale diffondersi del terribile Capitan Trips, e la progressiva purga di famiglie, città e nazioni-, rende quest’apocalittico scenario un preludio all’estrema, manichea battaglia tra bene e male. Randall Flagg (ebbene sì, sempre lui!) raccoglie intorno a sé, infatti, la feccia dei sopravvissuti: fuorilegge, prostitute, ma anche disgraziati che semplicemente non avevano accolto la chiamata del polo positivo, Mother Abagail, che si identifica come portavoce del Signore.
Attorno a Mother Abagail si agglomera una piccola comunità che, lentamente, tenta di ristabilire le giuste norme della società con la costituzione di assemblee, rappresentanti, comitati; Randall Flagg, invece, scegliendo emblematicamente Las Vegas come centro da cui avrà origine la nuova umanità, dona ai suoi proseliti proprio ciò che del vecchio mondo non andava ripristinato: le armi. Ed ecco che, insieme alla società, torna anche la guerra, come profetizzato da Glen Bateman.
A proposito dei personaggi: credo di non esagerare asserendo che i protagonisti creati da King per questa monumentale opera siano quanto di meglio sia stato da lui inventato. Francis, ventunenne che porta in grembo quella che potrebbe essere la speranza del mondo; Harold, l’anello debole, l’adolescente tormentato dal vecchio mondo e che ha intenzione di rifarsi sul nuovo; Stu, l’uomo forte, il passepartout che non può mancare in nessun gruppo di sopravvissuti che si rispetti; Glen, lo studioso; Larry, che nella vecchia vita era stato un famoso musicista pop (ossessivo, in tutto il libro, il motivetto Baby, can you dig your man?); Nadine, la misteriosa e bella vergine dall’oscuro segreto; Leo, ragazzino telepatico dall’aspetto selvaggio; Nick Andros, un sordomuto dalle notevoli risorse; Tom Cullen, ritardato mentale. Ma anche, dall’altra parte, Pattume, giovane piromane instabile; Lloyd, delinquente riscattato da Flagg; Julie, psicopatica ninfomane. E infine loro due: Abagail e Randall Flagg, il Bene e il Male, i portavoce di Dio e del Diavolo.
Un libro lungo e puntiglioso, e tuttavia ogni parte è assolutamente essenziale. Impossibile annoiarsi, un capitolo tira l’altro in un vortice di suspance e di orrore. Una di quelle storie che più di altre riescono a strapparti al tuo mondo e gettarti in un altro, in questo caso assolutamente orribile. La riflessione che si evince al termine dell’opera è questa: può la razza umana imparare dai propri errori?
La risposta è un poco consolante ‘Non lo so’.
Giudizio:
+5stelle+Dettagli del libro
- Titolo: L'ombra dello scorpione
- Titolo originale: The Stand
- Autore: Stephen King
- Traduttore: Adriana dell'Orto
- Editore: Bompiani
- Data di Pubblicazione: 2001
- Collana: I grandi tascabili
- ISBN-13: 9788845246005
- Pagine: 929
- Formato - Prezzo: Brossura - 12,00 Euro
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