Recensione
Scoprii questo libro a lezione di traduzione inglese all'università e, spinto dalla curiosità di leggere qualcosa di Hornby e dal prezzo abbordabile, lo comprai. Causa esami e altri vari ed eventuali motivi, per lungo tempo rimase a prendere la polvere in un angolo dello scaffale, insieme agli altri libri in attesa di lettura. Poi, poco tempo fa, quando finalmente mi decisi, cominciai a leggerlo. Intrigante l'idea di partenza, buono lo svolgimento. Scritto tutto in prima persona, la storia si dipana tutta attraverso gli occhi e i pensieri dei quattro protagonisti che più diversi tra loro non sarebbero potuti essere, sia per modo di ragionare, sia nel linguaggio, sia nel modo in cui le loro vite arrivano a quel punto di congiunzione comune che è l'inizio del romanzo.
Gli unici legami che li uniscono sono quegli stessi sentimenti che li hanno portati prima ad un passo dal baratro e poi a tenere duro (ogni volta per un po') nonostante i fallimenti delle loro vite. La forza del romanzo non è insita tanto nella trama, deboluccia (eufemismo), ma risiede nei pensieri e nelle riflessioni che i protagonisti elaborano nelle loro situazioni al limite della sopportazione umana. L'autore poi tratta i temi della morte, della disabilità di un figlio (Maureen), della scomparsa di una sorella (Jess), del fallimento dei sogni (JJ) e anche della pedofilia (Martin) con una leggerezza "da strada" che non è mai superficialità. I suoi personaggi, infine, grazie anche ad un linguaggio che se ne infischia di qualunque regola grammaticale o sintattica, non risultano stereotipati e spesso, nonostante facciano di tutto per farsi odiare, ci si immedesima in loro.
Per finire, secondo me, una nota di merito spetta al traduttore italiano. Non so come questo romanzo sia in inglese, non avendolo letto, ma credo che il linguaggio di Hornby sia al limite del comprensibile per i non anglofili. Dev'essere stato uno sforzo davvero notevole cercare di localizzarlo in italiano, assumendosi anche la responsabilità di prendere decisioni controverse.
In definitiva un libro divertente e al tempo stesso profondo e malinconico, da consigliare a chi non si lascia ingannare dalle apparenze di un linguaggio colorito (eufemismo) o di una trama praticamente inesistente.
Dettagli del libro
- Titolo: Non buttiamoci giù
- Titolo originale: A Long Way Down
- Autore: Nick Hornby
- Traduttore: M. Bocchiola
- Editore: Guanda
- Data di Pubblicazione: 2007
- Collana: Le Fenici Tascabili
- ISBN-13: 9788806187316
- Pagine: 293
- Prezzo: 12,00 Euro
Devo leggerlo prima o poi...
Attenzione: causa recensione doppia, ho accorpato quella di Daniele a quella di Nadia: cancellando l'ultima pubblicata, si vengono a perdere i commenti che però incollo qui prima della cancellazione:
Nutmeg ha detto...
Questo libro mi piacque quando lo lessi un paio di anni fa (scrissi pure un commento su ciao.it, ma non lo linko, chè a rileggerlo ho notato che ci sono un sacco di virgole in posti strani). Pienamente d'accordo con il tuo commento.
Anna
15 ottobre 2009 19.08
Daniele ha detto...
Ho sempre voluto leggere un libro di Hornby è questo è stato il primo che mi è capitato per le mani. Comunque appena potrò cercherò anche "Alta fedeltà",o magari la sua versione inglese "Fever pitch" se non è troppo difficile da comprendere, così una buona volta leggerò anche quello, essendo un titolo che mi ha affascinato fin da quand'ero bambino e ancora andavo matto per il calcio.
Comunque bello l'avatar con Marvin...
15 ottobre 2009 21.43
Daniele ha detto...
errata corrige: il titolo italiano di "Fever pitch" è "Febbre a 90". Ho confuso i titoli di due libri di Hornby.
Libro coinvolgente, scorrevole, che fa riflettere senza risultare mai pesante.