7 marzo 2009

L'uomo che non poteva morire - Timothy Findley

Sono le prime ore del mattino del 17 Aprile 1912 nel giardino della casa al numero 18 di Cheyne Walk, a Londra, quando il dottor Greene accerta che l'uomo in pigiama bianco e vestaglia di seta blu, che giace riverso sull'erba ancora fredda e umida, è tecnicamente morto. L'uomo si chiama Pilgrim e qualche ora prima, dopo aver attraversato il giardino con in una mano il cordone di seta della sua veste da camera e, nell'altra, una robusta sedia Sheraton, si è impiccato all'acero più alto del parco. Prima di apporre la propria firma al certificato di morte, Greene decide, tuttavia, di rivolgersi all'illustre collega Hammond, che prontamente accorre e, dopo un rapido esame del corpo, non può che convenire che Pilgrim è "morto come può essere morto un uomo". Mezz'ora dopo però, il cuore dell'uomo riprende a battere, e poco più tardi ritorna anche il respiro... Deciso, con ogni evidenza, a morire e, con altrettanta evidenza, incapace di farlo, Pilgrim si rifugia nel più assoluto mutismo, al punto che alla bella ed enigmatica Lady Sybil Quartermaine, la sua più cara amica, non resta che condurlo alla clinica psichiatrica Burgholzli di Zurigo, dove conduce le sue originali ricerche Carl Gustav Jung. Le confessioni del suo singolare paziente penetrano a fondo nell'animo e nella mente di Jung. Chi è Pilgrim? Un mitomane profondamente malato, un geniale millantatore oppure la vittima di una strana maledizione? E chi è, a sua volta, lui, Carl Gustav Jung, con quella sua personalità piena di arroganza e d'intuizione, di compassione e di disumanità?

Recensione

«Ho vissuto molte vite; fui amico di Oscar Wilde e nemico di Leonardo…»

Pilgrim, unico grande personaggio insieme al Dottor Jung, ha un unico desiderio: poter finalmente morire. Il motivo, contrariamente a ciò che crede il Dottor Jung alle cui cure è affidato, è l’aver vissuto troppo e troppo a lungo attraversando il tempo e conoscendo personaggi illustri. La verità che pesa sopra questi ultimi, al di là del rispetto che la società odierna porta loro, è forse un peso troppo grande da sopportare.
Ogni volta Pilgrim tenta il suicidio e ogni volta un medico lo dichiara morto, salvo poi «risvegliarsi» dopo qualche ora sotto altre spoglie. Ogni risveglio è una rinascita, pur conservando la memoria delle vite precedenti – eccetto per il periodo dell’infanzia. Sembra quasi infatti che ogni volta Pilgrim «rinasca» già adulto. O almeno da lì lui inizia i ricordi.

L’uomo che non poteva morire è un romanzo storico, misterioso e filosofico, oppure è un racconto sulla rinascita dell’Europa del XX secolo, oppure ancora è la storia dell’eterno conflitto tra distruzione e creazione. Troviamo un dottor Jung inedito, combattuto tra la sua stessa pazzia e disonestà frammista a intuizione, compassione e genialità. Più che l’antagonista di Pilgrim, nel romanzo sembra essere un secondo personaggio principale.
Pilgrim racconta e vive le sue vite, Jung le rivive su di sé e le interpreta secondo ciò in cui crede ed è lui in fondo che percorre un suo cammino di miglioramento. Pilgrim, intanto, riuscirà a morire?

Dettagli del libro

  • Titolo: L'uomo che non poteva morire
  • Titolo originale: Pilgrim
  • Autore: Timothy Findley
  • Traduttore: Massimo Birattari
  • Editore: Neri Pozza
  • Data di Pubblicazione: 2001
  • ISBN-13: 9788873058014
  • Pagine: 557
  • Formato - Prezzo: Brossura - 16.00 Euro

1 Commenti:

  • 11 marzo 2009 alle ore 14:48

    Grazie alla tua recensione mi sono ordinato tutti e tre libri di Findley! :)

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