Recensione
Pensai che avrei dovuto dire qualcosa, poi pensai di restarmene zitto. Mi sembrava che il momento fosse in equilibrio precario, che tutto fosse fragile e tenuto insieme solo dal silenzio.
Anche se l'anno è iniziato da poco, questo credo rimarrà uno dei libri più belli letti nel 2009. Più bello - forse - persino di Carver. Sacrilegio? Carver è un maestro, ma D'Ambrosio ha una prosa sua, assolutamente sua.
Come Carver, e come Yates, D'Ambrosio è narratore perfetto di quella cosa così enormemente difficile e stupefacente che chiamiamo vita.
Ci sono le piccole, enormi tragedie, i destini sbavati dall'esperienza di ferite che continuano a bruciare; c'è la morte, presente sempre, così come è sempre presente il dolore.
Qualcuno ha detto che è il dolore che ci accomuna, e lo trovo vero.
Però, D'Ambrosio ha qualcosa in più, ed ecco il titolo del commento: dolcezza. C'è dolcezza in quello che scrive, una dolcezza perfetta, leggera e forse un poco commovente.
C'è dolcezza in Kurt, solo un ragazzo, che arranca sulla sabbia dietro a una donna ubriaca e triste (perché è questo quello che fa, che considera quasi un "mestiere": riaccompagnare a casa gli ubriachi che popolano le feste della madre), dolcezza nel suo trovare tempo di soffermarsi sulla bellezza di piccole cose perfette, dolcezza nel suo essere già così saggio, intelligente, profondo.
C'è dolcezza nell'uomo che accompagna la ragazza de "Il suo vero nome", c'è dolcezza in Neal, anche se si scopre solo alla fine del racconto, semplice, ineluttabile, in un gesto che fa intravedere una vita intera.
C'è dolcezza in un adolescente che si trova scontrarsi con l'oceano della vita, dolcezza nel suo perdere l'innocenza sentendosi, infine, incredibilmente vivo.
Quando leggi libri come questo, dove ogni pagina è un piacere, dove frasi ed emozioni risaltano come luce, non puoi fare a meno di pensare a quelli che l'hanno letto prima di te. Ti chiedi: avranno provato le mie stesse sensazioni, questo fortissimo senso di bellezza?
Immagini quasi le loro mani, che si muovono tra le pagine, piano, come accarezzando queste parole, queste vite.
Ed ecco un'altra cosa che ho notato, e che trovo rara, nei libri: D'Ambrosio trova sempre chiusure perfette.
I suoi finali sono qualcosa di inaspettato, bello, limpido. La fine del cerchio, una figura senza sbavature, che riecheggia e ritorna.
Mi vedevo correre per il quartiere, affannato, sbuffante, e pensai a come mi sentivo, lontanissimo dalla felicità, eppure... correvo fino a riempirmi i polmoni, quasi che l'eccitazione stessa li gonfiasse come mantici, e il cuore mi batteva fino a scoppiare, le gambe mi facevano male, la pancia pompava e succhiava aria fredda e umida, correvo fino a che il sangue non mi batteva nelle orecchie e anche ora, seduto sulla veranda dietro casa a bermi una birra con papà, ancora sentivo quel rumore, ancora sentivo il rumore dell'essere vivo.
Dettagli del libro
- Titolo: Il suo vero nome
- Titolo originale: The Point - Stories
- Autore: Charles D'Ambrosio
- Traduttore: Martina Testa
- Editore: Minimum Fax
- Data di Pubblicazione: 2008
- ISBN-13: 9788875211417
- Pagine: 250
- Formato - Prezzo: Brossura - 14,00 Euro
Jolly, se lo associ a Carver e Yates, mi fai enire voglia di lggerlo! Lo scrivo nella lista dei "Da leggere"!
Thank you!