Recensione
Coetzee si fonde con Dostoevskij. L'autore sudafricano riversa un episodio tragico della propria vita (l'improvvisa morte del figlio) nella vita del grande scrittore russo, descrivendolo mentre, ormai uomo maturo, ritorna nella sua Pietroburgo per scoprire cos'è successo al figlio adottivo Pavel, morto in circostanza misteriose. Accettare la morte di Pavel è per Dostoevskij un impresa titanica, dolorosissima e piena di contraddizioni. Il suo tentativo di "salvare" il figlio dalla morte preservandolo nel proprio animo lo porta a una lacerante autoanalisi, in cui tutte le sue contraddizioni di padre ma anche e soprattutto di uomo e scrittore emergono e sembrano volerlo schiacciare.
Coetzee sembra diventare Dostoevskij, nello stile, nell'ambientazione e nei personaggi, tutti prettamente dostoevskiani, ovvero essenzialmente dei simboli delle diverse componenti del'animo umano. Sembra quasi di rileggere un episodio de I Demoni (e infatti il libro si ispira parzialmente a un capitolo del romanzo di Dostoevskij che non fu più incluso nella stesura definitiva). Anche le tematiche sono simili: al complesso rapporto di lotta generazionale padri-figli si unisce il problema della lotta contro il regime, dell'idealismo senza ideali e della violenza che porta con sé, dell'amore e delle sue perversioni.
Un libro intenso e difficile, scritto molto bene anche se a volte pare un po' forzato, sembra quasi che l'autore si sforzi di imitare lo stile di Dostoevskij, rendendo un po' fasulla la narrazione.
Dettagli del libro
- Titolo: Il maestro di Pietroburgo
- Titolo originale: The Master of Petersburg
- Autore: J.M. Coetzee
- Traduttore: Mara Baiocchi
- Editore: Einaudi
- Data di Pubblicazione: 2005
- ISBN-13: 9788806172121
- Pagine: 215
- Formato - Prezzo: Brossura - 10,50 Euro
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